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Judy Garland ha riconosciuto e accolto la sua vocazione, ha avuto la visione dì quello che voleva essere e sarebbe diventata, sin da quando aveva 2 anni. L’energia vitale non le veniva da cose normali, bensì dalla forza spietata della sua vocazione, che si opponeva alle cose normali.
Ma la sua vocazione, la sua anima, non rappresentava solo il cantare, ballare e recitare sotto le luci della ribalta, non rappresentava solo il simbolo della bambina prodigio e magica: la sua vocazione rappresentava anche l’esilio e la nostalgia dettata dalla solitudine.
Per tutta la vita ha fatto tutto all’eccesso: corse in ambulanza al pronto soccorso, lavande gastriche, ricatti, gola tagliata con cocci di vetro, isteria prima dello spettacolo, scenate in pubblico, assunzione di psicofarmaci, brutte sbornie, sesso indiscriminato, rescissione di contratti, sfratti, disperazione nera, attacchi di panico.
Judy Garland è il mito della Diva di Hollywood: né maschio né femmina, né giovane né vecchia, né bella né brutta. Il suo non è fascino, è pura magia. Trasmetteva pochi, semplici, comuni sentimenti, ma in modo così puro che li sentivi aleggiare nel buio della platea: risvegliava l’immaginario che ognuno di noi si porta nel cuore, ognuno con la sua nostalgia, per ciò che non è di questo mondo… oltre l’arcobaleno, Over the Rainbow.